"Per consegnare alla storia una goccia di splendore"

Recentemente mi sono ritrovato a discutere con una mia allieva sul senso dello studio di uno strumento musicale in un età che va oltre l'adolescenza, in alcuni casi decisamente adulta. Nel parlare di obiettivi raggiungibili e legittime aspirazioni il mio pensiero è andato alla mia pratica quotidiana, al percorso che mi ha portato ad essere il musicista che sono e alle difficoltà che ho affrontato e a quelle con le quali sono tutt'ora in lotta. 

Nella vita di ogni musicista i momenti di gioia e esaltazione per i risultati ottenuti si alternano ad altri di scoraggiamento e vera e propria frustrazione. Oltre che il non vedere, per esempio, ho sempre dovuto fare i conti con delle mani piuttosto piccole e poco agili, ereditate da mio padre, e una certa rigidità che sentivo riflessa nel mio modo di portare il tempo. Non di rado mi è capitato di pensare che in fin dei conti sarebbe stato saggio lasciar perdere, oppure accontentarmi di ciò che ero già riuscito ad ottenere grazie alla musica, o che, forse, non avevo altro da chiedere al mio talento non troppo sviluppato.

Ebbene, ad ognuno di questi momenti, e questa è la mia grande fortuna, è sempre seguito uno in cui ho pensato: "Meno male che non mi sono arreso proprio a pochi passi da questo importante traguardo!". Proprio così, che si tratti di risolvere un passaggio che ci ha creato problemi di esecuzione, di un brano che pensavamo non saremmo mai riusciti a suonare, che sia un concerto inaspettato proprio quando l'agenda era sconsolatamente vuota, un attestato di stima e affetto da parte di un collega o di un ascoltatore, c'è sempre un ottimo motivo per non gettare la spugna! 

In ultima analisi, abbiamo concluso, studiare la musica non è altro che uno dei capitoli del libro che narra la nostra crescita personale, le cui pagine sono scritte dalla nostra voglia di non fermarci di fronte agli ostacoli più insormontabili, perché quel libro non è destinato alla lettura di nessun altro pubblico se non noi stessi.

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