tag:giacomodeiana.com,2005:/blogs/cartoline-in-controluce-ed68ff07-eee5-42bf-a926-11c286bb603bCartoline in controluce2023-08-24T16:58:08+02:00Giacomo Deianafalsetag:giacomodeiana.com,2005:Post/72622142023-08-24T16:58:08+02:002023-10-16T16:59:02+02:00Pari Opportunità a Hogwarts<p><strong>Amo leggere</strong>. Ascoltare <strong>audiolibri </strong>è forse l’attività che occupa la maggior parte del mio tempo libero. Sono un audiolettore vorace: mi capita di <strong>leggere più libri per volta</strong> e, come in questo periodo, di <strong>rileggere serie di titoli </strong>che mi hanno emozionato o colpito per qualche motivo. </p><p>Una serie che ho riletto più volte, e so che in questo godo della compagnia di migliaia di colleghi, è la <strong>celebre saga di Harry Potter</strong>. Se è vero che leggere un romanzo è come uno scambio di anime in cui qualcosa dei personaggi entra dentro di noi e noi introduciamo un po’ di noi stessi in quei personaggi, allora non vi sembrerà strano che abbia avvertito <strong>una specie di mancanza nel rileggere il capolavoro di J. K. Rowling.</strong> Non si può leggere questi libri, appassionarsene, affezionarsi ai diversi personaggi, così ben narrati e descritti dalla penna della Rowling senza <strong>immaginare se stessi alle prese con lezioni di magia e avventure in compagnia di Harry e dei suoi amici</strong>. Così è successo anche a me, ed è qui che è scattata quella sensazione di assenza di cui voglio parlarvi. </p><p>Ho infatti provato a immaginare me stesso in quel mondo magico e ho notato che <strong>nessuno dei personaggi, neanche di secondo piano, è portatore di una disabilità</strong>. Sia chiaro, questo non ha niente a che fare con un soffocante “politicamente corretto”, ma è molto più probabilmente connesso con il <strong>desiderio di partecipazione che prova un lettore appassionato</strong>, la naturale immedesimazione che si crea nel rapporto con le vicende dell’opera letteraria. <strong>Come si sarebbe comportato un maghetto di dodici anni privo della vista?</strong> Come avrebbe potuto sopperire alla menomazione sensoriale con la magia? <strong>Sarebbe stato accolto nella scuola di Hogwarts</strong> o sarebbe stato tenuto a casa dalla sua famiglia, inadatto a lezioni di incantesimi e al sicuro da calderoni di peltro ribollenti? <strong>Come si sarebbe comportato Albus Silente </strong>di fronte al dilemma: accogliere, adattare le lezioni di magia al nuovo studente, oppure rifiutare, magari perché troppo pericoloso, di accettarlo tra le fila degli alunni? </p><p><strong>Mi piace immaginare Harry</strong> o qualcuno dei suoi compagni impegnati ad aiutare e sostenere l’amico meno fortunato, a <strong>scoprire insieme a lui come un incantesimo, una formula magica, avrebbe potuto aiutarlo a sopperire alla mancanza della vista</strong>. Mi figuro <strong>scene divertenti</strong>, incantesimi che mancano il bersaglio, scope volanti guidate grazie a qualche stratagemma magico autoguidante. <strong>Ma anche momenti difficili,</strong> in cui la diversità si fa sentire, in cui non poter partecipare appieno a tutte le lezioni, a tutte le avventure, essere tagliati fuori dal campionato di Quidditch diventano bocconi amari da digerire. Per me è stato naturale e divertente inserire il nuovo personaggio, che rispecchia, ovviamente, le mie caratteristiche, in una serie di romanzi che ho molto amato e su cui ancora oggi torno spesso.<o:p></o:p></p><p>Il punto è che <strong>immaginare se stessi, con le proprie peculiarità, fisiche e caratteriali, proiettati in mondi fantastici</strong> che per qualche ora felice ci strappano dal quotidiano per farci vivere avventure e vicende appassionanti, <strong>è uno degli esercizi mentali più divertenti che la lettura ci permett</strong>e. La <strong>realtà aumentata</strong>, se così vogliamo dire, è stata inventata la prima volta che un lettore ha provato a catapultare se stesso all’interno di una storia creando nuovi mondi che lo scrittore stesso non aveva pensato. E perché non fare di questo meraviglioso gioco di fantasia <strong>un esercizio particolarmente divertente da proporre nelle classi </strong>per aiutare i ragazzi a<strong> vivere la lettura in modo attivo e</strong><span><strong> </strong></span><strong>vivo</strong>, e non come una attività passiva e, per molti, ahimè, noiosa? </p><p>Guardare un film, contemplare un’opera d’arte, leggere una storia sono attività coinvolgenti che aiutano ad <strong>allenare l’empatia</strong> e a <strong>osservare il mondo da punti di vista inimmaginabili</strong>, ma cosa ci impedisce di diventarne i protagonisti? Riscrivendo storie, fantasticando su nuove interazioni dei personaggi, creando intrecci alternativi; immaginare se stessi come attori principali, se lo si desidera, o come figure di supporto, perché no! <strong>Rimescolare le carte, fare del sotto il sopra e viceversa, riscrivere la trama, cambiare il proprio destino</strong> e quello di coloro ai quali stiamo vicino, non potrebbe essere un <strong>modo creativo per rileggere</strong> sotto una diversa luce <strong>la nostra stessa storia</strong>?</p><p><i>Credits: Foto di </i><a class="no-pjax" href="https://unsplash.com/it/@jovanvasiljevic?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText"><i>Jovan Vasiljević</i></a><i> su </i><a class="no-pjax" href="https://unsplash.com/it/foto/wmyVnFRYhlo?utm_source=unsplash&utm_medium=referral&utm_content=creditCopyText"><i>Unsplash</i></a><o:p></o:p></p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/66447082021-05-31T16:38:37+02:002023-08-11T10:11:29+02:00Il talento più grande per un musicista<p>Mi sono spesso trovato, sia come insegnante che come studente, a dover riflettere su quali siano le doti <br>fondamentali per affrontare con successo il lavoro del musicista.</p>
<p>Con la parola<strong> "successo" </strong>non intendo l'ampio riconoscimento del proprio lavoro e delle proprie capacità, ma l'ottenimento degli obiettivi artistico-espressivi che si desidera raggiungere.</p>
<p>Obiettivi che cambiano, si diversificano, si ampliano con il progressivo approfondire della materia musicale.</p>
<p>Tutti noi dobbiamo fare i conti, prima o poi, con <strong>ostacoli</strong> che limitano le nostre capacità tecniche e, di conseguenza, espressive.</p>
<p>Ecco, la mia esperienza mi dice che arrendersi di fronte a tali difficoltà adducendo come scusa la "mancanza del talento necessario" non è altro che un modo per evitare il cospicuo dispendio di energie che il superamento di <br>suddette difficoltà comporta. Infatti non esiste pedagogo, studioso dell'apprendimento, psicologo, <br>neuroscienziato che a tutt'oggi abbia dato una definizione netta e precisa di cosa sia il <strong>"talento"</strong>.</p>
<p>E' la capacità di apprendere velocemente? è saper costruire connessioni tra le nozioni che si imparano? è <br>riuscire a ottenere risultati con estrema facilità? è avere un intuito particolarmente sviluppato? Non <br>sappiamo dirlo con certezza e, soprattutto, non siamo in grado di misurarlo! </p>
<p>Per quanto mi riguarda, alla luce del mio percorso di musicista e insegnante, l'unica dote che ritengo <br>davvero fondamentale, imprescindibile, salvifica e foriera di inaspettate vittorie è: la voglia di non <br>arrendersi, mai! <br>Invito i miei studenti (e me stesso), qualora si trovassero ad un punto morto, a porsi domande, ad <br>interrogarsi sul perché in quel particolare punto di un brano, o su una tecnica, ci si è ritrovati a sbattere <br>contro quello che sembra quasi un muro, un confine oltre il quale non si riesce a vedere.</p>
<p>Chiedersi <strong>come fare a varcare quel confine</strong>, senza paura di mettere in discussione tutto ciò che si è appreso, con spirito di ricerca ed evitando l'autocommiserazione, è la chiave per la riuscita, per il miglioramento, per aprire una strada che ancora non sapevamo esistesse. Se le persone riuscissero a vedere lo studio di un'arte con questo spirito io credo che ognuno scoprirebbe di avere dentro di sè un musicista, un poeta, un cantante, un attore, un creatore di storie che non sospetta nemmeno! <br>Si può trascorrere una vita intera a suonare male, accontentandosi del poco che si è riusciti a mettere <br>insieme, però, e questo lo posso dire per esperienza, si può riuscire in un attimo proprio laddove si è <br>sempre fallito, se si ha il coraggio di non arrendersi proprio un momento prima dell'abbattimento di quel <br>muro che tanto ci ha fatto penare!</p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/66334382021-05-18T19:31:14+02:002023-08-11T10:12:01+02:00Quando muore un grande autore<p>Quando muore un grande della musica è normale che ci si senta toccati personalmente, soprattutto se si hanno dei ricordi particolari legati all'opera dell'autore che scompare. Tuttavia non amo i necrologi strappacuore che molti lasciano sui diversi social perché ho sempre l'impressione che il ricordo, seppur sincero, del personaggio e della persona venga in qualche modo oscurato dall'egocentrismo di chi scrive.</p>
<p>Questo perché, in realtà, non proviamo dolore per la scomparsa di una persona, che abbiamo conosciuto solo indirettamente, ma per lo scorrere del tempo, l'impermanenza di tutti i fenomeni, compresi i bei momenti che abbiamo legato all'opera del musicista di cui, apparentemente, piangiamo la scomparsa. </p>
<p>Trovo però che lo spazio più intimo offerto da queste cartoline sia perfetto per condividere con voi due ricordi legati al maestro Battiato che, se non metto per iscritto, ho paura che si mangeranno tutta la mia attenzione, buon umore e armoniosa disposizione verso il prossimo che invece ho necessità di tener vive per affrontare le prossime giornate. </p>
<p>Il primo è il concerto che Franco Battiato tenne presso l'anfiteatro di Cagliari nel settembre del 2007.</p>
<p>Assistetti a quel meraviglioso evento, così intenso e coinvolgente, seduto accanto al mio amico del cuore Tony, che, con il suo impareggiabile umorismo dissacrante, mi faceva morire dalle risate tra un brano e l'altro. </p>
<p>Il secondo, invece, risale all'anno scorso, credo fosse gennaio. Non vi nascondo che mi tremano le mani nello scrivere di quella sera. Eravamo io e Tony, a casa sua, e guardavamo su Sky-arte un bellissimo documentario su "La voce del padrone", mangiando castagne arrosto e accompagnandole con uno strepitoso rosso molisano. </p>
<p>Ora che Tony non c'è più, almeno nella forma in cui potevamo sentirci, vederci, berci un bicchiere di vino insieme, andare a sentire un concerto, il ricordo di questi momenti ha la potenza di una macchina del tempo e, vi confesso, restare ancorato alla realtà è molto, molto difficile.</p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/65717492021-03-12T12:50:10+01:002023-08-11T10:12:53+02:00"Per consegnare alla storia una goccia di splendore"<p>Recentemente mi sono ritrovato a discutere con una mia allieva sul senso dello studio di uno strumento musicale in un età che va oltre l'adolescenza, in alcuni casi decisamente adulta. Nel parlare di obiettivi raggiungibili e legittime aspirazioni il mio pensiero è andato alla mia pratica quotidiana, al percorso che mi ha portato ad essere il musicista che sono e alle difficoltà che ho affrontato e a quelle con le quali sono tutt'ora in lotta. </p>
<p>Nella vita di ogni musicista i momenti di gioia e esaltazione per i risultati ottenuti si alternano ad altri di scoraggiamento e vera e propria frustrazione. Oltre che il non vedere, per esempio, ho sempre dovuto fare i conti con delle mani piuttosto piccole e poco agili, ereditate da mio padre, e una certa rigidità che sentivo riflessa nel mio modo di portare il tempo. Non di rado mi è capitato di pensare che in fin dei conti sarebbe stato saggio lasciar perdere, oppure accontentarmi di ciò che ero già riuscito ad ottenere grazie alla musica, o che, forse, non avevo altro da chiedere al mio talento non troppo sviluppato.</p>
<p>Ebbene, ad ognuno di questi momenti, e questa è la mia grande fortuna, è sempre seguito uno in cui ho pensato: "Meno male che non mi sono arreso proprio a pochi passi da questo importante traguardo!". Proprio così, che si tratti di risolvere un passaggio che ci ha creato problemi di esecuzione, di un brano che pensavamo non saremmo mai riusciti a suonare, che sia un concerto inaspettato proprio quando l'agenda era sconsolatamente vuota, un attestato di stima e affetto da parte di un collega o di un ascoltatore, c'è sempre un ottimo motivo per non gettare la spugna! </p>
<p>In ultima analisi, abbiamo concluso, studiare la musica non è altro che uno dei capitoli del libro che narra la nostra crescita personale, le cui pagine sono scritte dalla nostra voglia di non fermarci di fronte agli ostacoli più insormontabili, perché quel libro non è destinato alla lettura di nessun altro pubblico se non noi stessi.</p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/65591852021-02-26T11:59:23+01:002021-02-26T12:07:45+01:00Le ferite che non si rimarginano<p>Abbiamo tutti il diritto di soffrire. </p>
<p>La nostra società nega il dolore. E quando non riesce a nasconderlo, a travestirlo, lo trasforma, ma solo superficialmente, spettacolarizzando gli eventi più dolorosi. Spesso puntando, senza pietà, riflettori che con la loro luce abbagliante falsano la prospettiva, trasfigurano i contorni, allontanandoci dalla possibilità di provare empatia, rendendo personaggi le persone e scene di un brutto film le vicende drammatiche che li vedono protagonisti e vittime. </p>
<p>Ci appassioniamo alle storie di coloro che sfidano il destino avverso con caparbietà, ci sentiamo sollevati nel leggere le roboanti dichiarazioni di quelli che sono pronti a rialzarsi, non importa quanto sia stata rovinosa la caduta e quante altre ce ne saranno. </p>
<p>Però la realtà ci presenta anche altre storie, altre verità, non meno degne di rispetto e attenzione. Sono le storie di chi non è riuscito a risollevarsi, di chi quel dolore non vuole cancellarlo, di coloro che hanno avuto paura, che davanti alla sofferenza hanno sentito le ginocchia cedere. Ci sono anche quelli che" No, non voglio stare meglio, non voglio che questa ferita smetta di sanguinare, non voglio colmare questo vuoto nè risarcita la mia perdita". </p>
<p>Giù il cappello signori, dico io, davanti a questa che è, comunque la si pensi, umanità e ha bisogno del nostro abbraccio più caldo e avvolgente.</p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/65496382021-02-16T01:00:00+01:002023-08-11T10:13:41+02:00Un vero maestro<p>“Suona più forte!”. </p>
<p>“Appoggia quella scala!”. </p>
<p>“Fai sentire bene la seconda voce!”. </p>
<p>“Non è così che si suona questo brano!”. </p>
<p>Sicuramente molti tra i miei colleghi si sono sentiti rivolgere frasi come queste dal proprio insegnante di chitarra e, come me, hanno compiuto ogni sforzo necessario per assecondare le direttive del maestro, riponendo in lui, spesso, una completa fiducia. </p>
<p>Ho avuto molti insegnanti di chitarra, alcuni hanno lasciato un segno indelebile nel mio modo di suonare, nel mio modo di concepire e affrontare il mondo musicale e perfino nella mia personalità. Tuttavia il più grande degli insegnamenti, quello che ha davvero cambiato la prospettiva dalla quale guardo allo studio della musica mi è stato dato non da un musicista, non in senso professionistico del termine, ma da un poeta, un filosofo, un esperto nell’arte di vivere, ovvero il giapponese Daisaku Ikeda. Un insegnamento che, una volta rivelato, appare semplice e chiaro, potente e rivoluzionario: se vuoi migliorare come musicista, come chitarrista, devi crescere e migliorare come essere umano! </p>
<p>Da quel momento in poi ogni ora che avevo passato a fare pratica sullo strumento, ogni volta che mi sono sentito frustrato, ogni volta che non mi sono sentito all’altezza degli obiettivi che mi ero posto, ogni delusione mi è apparsa sotto una luce diversa: semplicemente stavo sbagliando approccio. Stavo cercando di lavare via lo sporco dalla faccia che vedevo ritratta nello specchio gettando acqua sull’immagine riflessa, e non sul volto che la stava generando. Riuscire a suonare i brani che amiamo, raggiungere degli obiettivi artistici e professionali sono gioie e soddisfazioni effimere se non sono sostenute da una solida crescita interiore, da un cuore forte e generoso, dalla consapevolezza che, per quanto possiamo amarla e perfino venerarla, la musica è e rimane uno strumento e non il fine del nostro impegno come esseri umani. </p>
<p>Il mio sforzo come musicista e insegnante e la mia più sincera promessa nei confronti miei, dei miei allievi e del mio pubblico è non scordare mai questo insegnamento e di farvi sempre ritorno quando, distratto dai mille impegni quotidiani, me ne dovessi allontanare. </p>
<p>Vostro </p>
<p>G.</p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/65215482021-01-15T11:57:19+01:002023-08-11T10:07:51+02:00Tutto qui<p>Ti abbraccio e sento il tuo profumo. Già lo avevo avvertito non appena aperta la custodia nella quale riposavi, ma ora è ancora più intenso. Mi fa immaginare i tuoi colori, i riflessi della luce sul legno della tua tavola armonica. Nella mente mi figuro il nero della tua tastiera, il lucido brillare dei tasti, le corde tese in attesa delle mie unghie e dei miei polpastrelli. </p>
<p>Provo qualche nota, qualche accordo, come se stessi risvegliandoti piano, con dolcezza, quasi a voler evocare lo spirito di una musica che solo richiamata con le giuste parole potrà tornare a risuonare nella stanza. Ad uno sguardo esterno può sembrare che io stia suonando, ma non è così, o meglio, non solo.</p>
<p><strong>Io ti parlo, mi confido, ti racconto i miei più profondi segreti, quelli che non ho mai neanche messo in parole, quelli che non voglio confessare neppure a me stesso</strong>. Conosci le mie paure, le mie insicurezze, ma anche le mie gioie, i miei momenti di più selvaggia esaltazione. Ciò di cui vado orgoglioso, i miei successi, ma anche le cadute, le debolezze per le quali provo vergogna. Non desidero nasconderti nulla di me, e comunque non potrei, neanche volendo, perché solo mostrandomi completamente nudo avrò concesso l’onore della tua vera essenza. Mai nessuna amante riceverà da me tanta devozione e carezze così intense, né mai potrò ambire a ricevere un amore donato con abbandono così completo. </p>
<p><strong>Tale è l’incantesimo che ci lega, tale il legame che fa di noi due un solo corpo fatto di carne e legno, sangue che scorre e corde che vibrano</strong>. Di questa intesa, io e te, conosciamo a memoria la magia della quale il mondo può solo intuire la forza da questa eco che, per mancanza di un vocabolario adeguato, chiamiamo musica.</p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/65163562021-01-09T12:00:00+01:002023-08-11T10:13:57+02:00Come ti sentiresti?<p>Come reagisci quando ogni via di fuga è stata tagliata, quando non sembra esserci alcuna soluzione, quando tutto ciò che ti resta da fare è <strong>tentare di riorganizzare la tua vita in funzione di una situazione che non puoi e, probabilmente, non potrai mai cambiare? </strong></p>
<p>Una domanda scomoda, certamente, ma ancora più scomodo è trovarsi in simili circostanze. Tuttavia sono proprio le decisioni che prendiamo in questi momenti a determinare il nostro futuro, a dare un’impronta decisiva al nostro destino. Infatti, se apparentemente non abbiamo il potere di evitare accadimenti spiacevoli come una malattia, un rovescio economico, un lutto, siamo però in grado di governare le nostre reazioni a tali vicende che nessuno, dico nessuno al mondo può scansare, “neanche i santi e i saggi”.</p>
<p>Generalmente ci commuoviamo di fronte a storie di risalite difficili dopo grandi sofferenze, proviamo empatia e ci sentiamo toccati da storie che mostrano persone afflitte da condizioni di grave malattia riprendere in mano la propria vita e dare una spallata ad una sorte che li avrebbe voluti inerti e proni all’inevitabile. <strong>Eppure ci scordiamo che quelle stesse storie sono le nostre, che la storia che ci smuove dentro fino alle lacrime è la stessa che, magari con una trama leggermente diversa, ci vede nel ruolo di protagonisti.</strong></p>
<p>Ci scordiamo che <strong>una persona con una disabilità non è un eroe, non è un Superman</strong> che ha sfoderato capacità che appartengono a pochi fortunati. <strong>Ogni essere umano ha il potere di risorgere, ogni essere umano ha una forza che non sospetta neanche. </strong></p>
<p>Quella storia che ci sembra incredibile, che ci stupisce e commuove mette in risonanza la stessa determinazione intrinseca alla natura umana, quindi, quando pensi di avere davanti a te una persona speciale, dalle risorse inaspettate, sii felice perché se riesci a cogliere quella grandezza significa che la possiedi anche tu! </p>
<p>Tale è la potenza dell’arte, questo è lo scopo del raccontare in musica la meraviglia dell’essere al mondo e poter organizzare al meglio il tempo che ci è dato, e possiamo farlo solo condividendo esperienze e incoraggiandoci a vicenda.</p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/64915842020-12-04T13:59:22+01:002023-08-11T10:14:44+02:00Cosa c'è dietro l'autoproduzione di un album? <p><strong>Caro pubblico, </strong><br>ti scrivo questa lettera per parlarti un po' del lavoro che sta dietro la pubblicazione di un prodotto <br>discografico, anzi, di quello che c'è prima, durante e dopo. </p>
<p><br><strong>1_ Ci sono anni di studio</strong>. Ebbene sì, si studia tanto per imparare a suonare uno strumento tanto da <br>ritenere che i risultati ottenuti siano degni di essere fissati su un supporto e resi pubblici. Nel mio caso, <br>anni di conservatorio che hanno reso necessario che imparassi la musica in <strong>braille</strong>, un sistema tutt'altro <br>che semplice che, per essere completo e riportare fedelmente ciò che si trova nello spartito originale, ha <br>bisogno di una scrittura molto complessa. Dopo il <strong>conservatorio</strong> ci sono stati gli <strong>anni di perfezionamento </strong><br>che mi hanno portato lontano da casa. Tutte esperienze meravigliose e altamente formative, ma anche <br>molto dispendiose in termini economici e di energie fisiche ed emotive. </p>
<p><br><strong>2_ La stesura dei brani</strong>. Per scrivere canzoni bisogna vivere. Vivere intensamente <strong>gioie</strong>, <strong>delusioni</strong>, <br>lasciarsi entusiasmare e non sottrarsi ai ceffoni che il destino riserva a tutti gli esseri umani. Accettare <br>che, per poter raccontare delle storie, è fondamentale che la vita le scriva prima sul nostro cuore <br>sotto forma di <strong>mille cicatrici</strong>, e più sono e più saranno le storie che potremo raccontare. Per un album di <br>otto canzoni è necessario scriverne almeno venti e solo in un secondo momento scegliere quali saranno <br>le più convincenti, quelle che più di tutte riusciranno a creare una narrazione coerente, come i capitoli di <br>un libro. </p>
<p><br><strong>3_La scelta dei musicisti</strong>. Così come non metteresti in mano ad uno sconosciuto le chiavi della tua <br>dimora, non affideresti i tuoi brani a qualcuno che non sei sicuro li tratterà con amore e rispetto. Altrimenti <br>detto stai scegliendo <strong>i tuoi compagni di viaggio</strong>, quindi è importante valutare scrupolosamente chi ha le <br>doti tecniche e umane per poter lavorare in armonia e serenità. Creare un team non è semplice e ci sono <br>qualità che non puoi ottenere semplicemente pagando, quindi anche questa fase richiede esperienza e <br>capacità di valutazione. </p>
<p><br><strong>4_Arrangiare i brani</strong>. Così come esce dalla nostra "penna" una canzone non è quasi mai pronta per <br>essere registrata. Per essere presentabile ha bisogno di un bell'abito, come fosse una bella ragazza che <br>si trucca e veste per il più importante degli appuntamenti. Spesso questo lavoro lo si svolge con i <br><strong>musicisti che suoneranno nel disco</strong>, altre volte, specie se si tratta di strumenti da maneggiare con cura e <br>perizia come una sezione di archi o fiati, ci si rivolge ad un <strong>arrangiatore professionista</strong>. Questa parte del <br>lavoro è <strong>assolutamente fondamentale e può durare mesi</strong>. Non vi stupisca il fatto che questo lavoro non <br>viene saltato nemmeno negli album nei quali a suonare è solo una chitarra ed una voce. </p>
<p><br><strong>5_ Si entra in studio! </strong>A questo punto si passa alla <strong>fase operativa</strong>. Si sceglie lo <strong>studio</strong> nel quale registrare, <br><strong>la persona che materialmente eseguirà le registrazioni</strong> e, se si desidera fare le cose per bene, un <br><strong>produttore artistico</strong>, ovvero un paio di orecchie ben allenate, che conoscono la nostra musica, e che <br>sapranno indirizzare le nostre scelte in fase di registrazione in modo che ciò che stiamo suonando vada <br>nella giusta direzione. </p>
<p><br>5_ Se si desidera avere le copie fisiche del disco, come nel mio caso, a questo punto ci si deve <br>occupare della <strong>copertina</strong>, del <strong>libretto</strong>, della <strong>grafica</strong> in generale. In aggiunta, data la mia situazione, anche <br>di un gruppo di persone che possano darmi una mano a scegliere ciò che più si avvicina alla mia <br>sensibilità, non potendo valutare di persona tutto ciò che concerne il campo visivo. </p>
<p><br><strong>6_ Si va in stampa</strong>. Finalmente il disco è pronto per essere <strong>stampato</strong>, inserito nella sua custodia e <br>confezionato. E' importante che tu sappia che la differenza, a livello economico, tra stampare duecento o <br>mille copie è minima. Infatti la maggior parte dei costi stanno nel creare il master, ovvero la matrice che <br>darà origine alle copie successive. </p>
<p><br><strong>7_ E la SIAE?</strong> Ecco qua, giusto per non farci mancare niente, nessun disco può essere commercializzato <br>se non ha apposto sopra il <strong>bollino della SIAE</strong>, e, indovinate un po'? Anche questo si paga, ed è <br>obbligatorio! </p>
<p><br><strong>8_ Ok, abbiamo il disco, e quindi?</strong> A questo punto hai in mano un prodotto ma nessuno lo sa! Arriva la <br>fase più complessa, ovvero la <strong>promozione</strong>. Spesso il lancio di un album è affidato all'uscita di un <strong>video</strong>, <br>in maniera che più persone possibile possano conoscere uno dei brani tramite le immagini. Ora, non per <br>parlare sempre di me stesso, però immaginate quanto sia facile per me valutare il lavoro del <strong>videomaker</strong> a cui mi rivolgo.</p>
<p>Posso assicurarvi che è massacrante districarsi tra le mille diverse opinioni, pareri di ogni genere, consigli richiesti e non, ai quali vengo sottoposto in questa fase! Ci si avvale della collaborazione di un ufficio stampa e, a meno che non si sia deciso di vivere nel 1988, di un esperto in <strong>social media management.</strong><br> </p>
<p>Ecco un riassunto stringatissimo, anche se non si direbbe, delle fasi della realizzazione di un album.</p>
<p>Ci tengo a sottolineare che nessuna, dico, nessuna di queste fasi può essere saltata o aggirata, e che <br>NESSUNA, N-E-S-S-U-N-A è gratuita! </p>
<p><br>Detto ciò, o amico del pubblico che hai avuto la pazienza di arrivare fin qui nella lettura, spero abbia <br>capito perché è fondamentale il tuo contributo. <strong>Se pensi che abbia un valore il raccontare storie tramite <br>la musica, se credi che l'arte sia una parte fondante della civiltà, se hai piacere e voglia di sostenere gli <br>artisti indipendenti, che con passione e fatica portano avanti un lavoro che sì, da tante soddisfazioni, ma <br>richiede uno spirito di abnegazione e ferrea costanza, non esitare e sostienici acquistando i nostri amati, <br>sudati dischi! </strong></p>
<p><br><strong>Con amore <br>G.</strong></p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/64819842020-11-20T11:30:53+01:002023-08-11T10:15:12+02:00Tutto tramonta<p>Se quella sera del novembre del 2018 aveste potuto curiosare da una finestra in casa mia credo che difficilmente qualcuno di voi avrebbe potuto immaginare che quello che stava osservando era di fatto il vostro affezionatissimo nell’atto di comporre una canzone. </p>
<p>E lo credo bene! </p>
<p>Infatti mi avreste visto camminare avanti e indietro dalla porta di ingresso fino alla porta-finestra della cucina e ritorno per una buona ora. </p>
<p>Ebbene, questo è ciò che faccio quando sto componendo un brano, o meglio, quando nella mia mente sta nascendo l’idea che darà origine alla composizione, forma, struttura e melodia. Solo in un secondo momento mi siedo al piano, più raramente imbraccio la chitarra, e passo alla fase, per così dire, esecutiva. Avevo voglia di sfidarmi in qualcosa che assorbisse completamente la mia energia creativa, che mi tenesse impegnato, che richiedesse tutta la mia concentrazione. Decisi, quindi, di affidare il senso di ciò che volevo esprimere ad un tautogramma, un simpatico gioco verbale che consiste nello scrivere un testo formato da parole che iniziano tutte con la medesima lettera. Confesso che raramente sono stato soddisfatto di me quanto dopo la composizione di questa canzone che, diversamente dal solito, non ha richiesto un lungo periodo di limatura e perfezionamento ma, al contrario, è scaturita fluida ed immediata.</p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/64766072020-11-13T11:05:43+01:002023-08-11T10:15:43+02:00Valzer senza pensieri<p>Ci sono viaggiatori che hanno imparato il significato profondo del termine: essenziale.</p>
<p>Viaggiano leggeri, senza carico superfluo, sanno che muoversi liberi, spostarsi veloci, lasciare lo spazio per ogni nuovo incontro, ogni luogo visitato, permette di assaporare il vero senso del viaggio e aiuta a tenere il cuore pronto e aperto alle nuove esperienze. </p>
<p>Poi ci sono quelli che non sanno lasciar andare, che vivono nell’indecisione su cosa sia importante e cosa no, tengono con sé ogni ricordo, caricano il proprio bagaglio fino a non riuscire più a fare un passo, finché si ritrovano bloccati e schiacciati dal peso di tutta quella zavorra della quale, nonostante tutto, non sanno più fare a meno. </p>
<p>Mi piacerebbe far parte della prima categoria di viaggiatori, ma purtroppo ho il fondato sospetto di avere alcune caratteristiche peculiari della seconda. Con questa canzone ho voluto ripercorrere un clichè della canzone, ovvero l’esortazione all’amata a vivere il momento presente, a non coltivare rimpianti e godere di ogni occasione che la vita ci offre. Molti grandi artisti hanno toccato questo tema, ma non so se anche loro, mentre immaginavano di rivolgersi all’oggetto dei propri desideri, sotto sotto stavano ricordando a sé stessi quanto sia faticoso vivere portando costantemente sul cuore il peso di un ingombrante passato. </p>
<p>Ogni volta che canto questa canzone sento che un po’ di quella fastidiosa zavorra scivola via e il passo si fa più leggero, lo sguardo più limpido, la mente più chiara, il viaggio più vero.</p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/64705952020-11-05T12:00:45+01:002023-08-11T10:16:13+02:00Serena<p>Qual è il momento più propizio per scrivere una canzone secondo il vostro affezionatissimo?</p>
<p>Come avrete certamente intuito il momento in cui sento insopprimibile la tensione creativa è esattamente quando non ho tempo per farlo! </p>
<p>Per spiegarmi meglio ricorro ad un esempio: Ho un appuntamento e sono in ritardo? Ecco che l’idea giusta, quella che da l’abbrivio per una melodia, un testo, una combinazione di accordi si palesa nella mia mente con l’impellente necessità di essere fissata sul foglio o registrata in qualche modo. </p>
<p>Ed è proprio in una circostanza come questa che è nata “Serena”, anzi, per essere più precisi, l’inciso del brano. Con il piccolo particolare che tempo per registrare o scrivere la melodia e le parole proprio non ne avevo e ho passato il resto della serata a far finta di ascoltare i miei interlocutori e ripetendo mentalmente il simpatico motivetto per paura di dimenticarlo! </p>
<p>Sì, lo ammetto, certe volte non sono una buona compagnia!</p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/64657382020-10-29T15:47:46+01:002023-08-11T10:10:02+02:00Piccoli passi<p>Sarà successo a tutti di passare un periodo difficile. Magari a causa della fine di una relazione, di una battuta d'arresto in campo lavorativo o, semplicemente, di affrontare un momento di stagnazione nella propria esistenza. </p>
<p>Mi trovavo in una simile situazione quando, in un tardo pomeriggio buio di inizio dicembre, riflettevo lasciando liberi i pensieri di inseguirsi tra di loro. A un certo punto mi riscossi riportando alla mente uno degli insegnamenti più importanti del mio maestro Daisaku Ikeda che dà una bellissima definizione di cosa distingue una persona davvero coraggiosa. </p>
<p>Una persona coraggiosa è quella che non indietreggia di fronte a nessun ostacolo e, caparbiamente, avanza ogni giorno, anche fosse di un solo, piccolo passo. </p>
<p>Fu in quel momento che imbracciai la chitarra e decisi di mettere in musica quell'attimo fondamentale, l'istante in cui, magari faticosamente, decidi di avanzare, e sai che la vera lotta è mettere un piccolo passo dopo l'altro. </p>
<p>Così nacque "Piccoli passi", che inizia con una lenta melodia che quasi è un lamento, per poi aprirsi nella seconda parte, come se una lama di luce avesse trovato un varco tra le nubi più oscure. Ascolto sempre questo brano quando mi trovo ad un punto morto, perché mi ricorda che, anche nei momenti in cui tutto sembra fermo, c'è la possibilità di mettere una azione, anche minima, ma che può farci sentire ancora vivi.</p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/64595642020-10-20T16:13:53+02:002023-08-11T10:09:32+02:00Porto Taverna<p>Giochiamo a un gioco che si chiama: "Mettiamo che"? </p>
<p>Mettiamo che un giorno un amico mi faccia notare che in bagno c’è un tubo che sembra perdere, niente di grave, giusto un po’ di umidità. Mi suggerisce di chiamare un idraulico per evitare che il guasto degeneri e mi trovi ad affrontare qualche disagio più importante. Mettiamo che io abbia un sacco di pensieri per la testa, il lavoro, le relazioni, la vita quotidiana, una massiccia dose di pigrizia e me ne dimentichi. Un giorno un altro amico mi fa notare che c’è in casa un tubo, lo stesso, che sta gocciolando. Gli dico che lo so, che per adesso metto una bacinella, che per fortuna basta svuotarla ogni tanto, ma mi riprometto di chiamare un idraulico. Mettiamo che, sempre perché la vita di tutti i giorni reclama la mia attenzione, aspetti qualche giorno per chiamare l’idraulico e prendere un appuntamento, ma poi lo faccio perché la perdita è diventata più consistente. </p>
<p>Finalmente l'idraulico viene a casa, prende visione del danno e mi consiglia di provvedere al più presto alla sostituzione della tubatura prima di avere problemi più grossi. Gli rispondo che mi farò sentire più avanti per programmare i lavori perché al momento sono molto indaffarato con un lavoro e altre cose che non sto lì a spiegargli. </p>
<p>Mettiamo che dopo qualche tempo rientri a casa e scopra che la tubatura è esplosa allagando tutto l’appartamento, danneggiando l’impianto elettrico, causando infiltrazioni anche a casa del vicino, rovinando mobili e elettrodomestici. </p>
<p>Allora cerco di salvare il possibile, rimando tutti gli appuntamenti, saltano impegni di lavoro che mettono in seria difficoltà anche i miei colleghi. Anche le relazioni ne risentono perché sono di pessimo umore e l’emergenza richiede il cento per cento della mia attenzione e per settimane posso occuparmi solo dei lavori di riparazione. Inoltre devo stare appresso all’assicurazione per i danni che ho causato ai miei vicini e, oltretutto, avendo perso dei lavori importanti, ho anche difficoltà a pagare le riparazioni necessarie. </p>
<p>Vi ricorda qualcosa? Perché ci prendiamo cura della nostra casa solo in stato di emergenza e quando oramai è tardi? </p>
<p>Ecco, io credo che questo sia ciò che stiamo vivendo con la pandemia in corso, ma, la stessa cosa succede quando ci rifiutiamo di guardare con lungimiranza ai problemi relativi allo stato del clima del nostro pianeta e ai milioni di persone che vivono in stato di miseria. </p>
<p>Possiamo rimandare la riparazione di quel tubo finché vogliamo, ma a un certo punto, quando quel tubo ci esploderà sotto il culo allagando tutta la casa, non so se saremo in grado di far finta di niente, perché sarà la nostra vita stessa ad essere messa in pericolo. Non so se ci avete fatto caso, ma questo, solitamente, tende a non lasciarci indifferenti! </p>
<p>Ricordiamoci che possiamo scegliere: possiamo scegliere di informarci; possiamo scegliere di conoscere chi sono i politici di riferimento del nostro territorio e interrogarli, metterli, se è il caso, in difficoltà e costringerli a risponderci su questi temi; possiamo smettere di guardare con superficiale accondiscendenza i ragazzi che richiamano la nostra attenzione manifestando per il loro e il nostro futuro; possiamo smettere di pensare che “prima o poi lo farà qualcun altro”.</p>Giacomo Deianatag:giacomodeiana.com,2005:Post/64595742020-10-20T15:46:41+02:002023-08-11T10:08:50+02:00Sei corde, una ventina di tasti… sembra un piccolo spazio, eppure, lì dentro, ci può stare una vita.<p><span class="font_regular">Con questo blog desidero aprire delle piccole finestre sul mio mondo, la mia musica, tutto ciò che amo e per il quale ogni mattina, e spesso anche la notte, mi sveglio!</span></p>
<p><span class="font_regular">Finestre dalle quali potrai curiosare: a volte poserai il tuo sguardo su una stanza piena di oggetti, sparpagliati alla rinfusa; altre volte la luce sarà spenta e potrai intuire ciò che vedi solo da qualche ombra; altre ancora ci sarò io, con la mia chitarra e tanti pensieri per la testa. In ogni caso sarai sempre il benvenuto a qualunque ora e con qualunque tempo!</span></p>Giacomo Deiana