Pari Opportunità a Hogwarts

Amo leggere. Ascoltare audiolibri è forse l’attività che occupa la maggior parte del mio tempo libero. Sono un audiolettore vorace: mi capita di leggere più libri per volta e, come in questo periodo, di rileggere serie di titoli che mi hanno emozionato o colpito per qualche motivo. 

Una serie che ho riletto più volte, e so che in questo godo della compagnia di migliaia di colleghi, è la celebre saga di Harry Potter. Se è vero che leggere un romanzo è come uno scambio di anime in cui qualcosa dei personaggi entra dentro di noi e noi introduciamo un po’ di noi stessi in quei personaggi, allora non vi sembrerà strano che abbia avvertito una specie di mancanza nel rileggere il capolavoro di J. K. Rowling. Non si può leggere questi libri, appassionarsene, affezionarsi ai diversi personaggi, così ben narrati e descritti dalla penna della Rowling senza immaginare se stessi alle prese con lezioni di magia e avventure in compagnia di Harry e dei suoi amici. Così è successo anche a me, ed è qui che è scattata quella sensazione di assenza di cui voglio parlarvi. 

Ho infatti provato a immaginare me stesso in quel mondo magico e ho notato che nessuno dei personaggi, neanche di secondo piano, è portatore di una disabilità. Sia chiaro, questo non ha niente a che fare con un soffocante “politicamente corretto”, ma è molto più probabilmente connesso con il desiderio di partecipazione che prova un lettore appassionato, la naturale immedesimazione che si crea nel rapporto con le vicende dell’opera letteraria. Come si sarebbe comportato un maghetto di dodici anni privo della vista? Come avrebbe potuto sopperire alla menomazione sensoriale con la magia? Sarebbe stato accolto nella scuola di Hogwarts o sarebbe stato tenuto a casa dalla sua famiglia, inadatto a lezioni di incantesimi e al sicuro da calderoni di peltro ribollenti? Come si sarebbe comportato Albus Silente di fronte al dilemma: accogliere, adattare le lezioni di magia al nuovo studente, oppure rifiutare, magari perché troppo pericoloso, di accettarlo tra le fila degli alunni? 

Mi piace immaginare Harry o qualcuno dei suoi compagni impegnati ad aiutare e sostenere l’amico meno fortunato, a scoprire insieme a lui come un incantesimo, una formula magica, avrebbe potuto aiutarlo a sopperire alla mancanza della vista. Mi figuro scene divertenti, incantesimi che mancano il bersaglio, scope volanti guidate grazie a qualche stratagemma magico autoguidante. Ma anche momenti difficili, in cui la diversità si fa sentire, in cui non poter partecipare appieno a tutte le lezioni, a tutte le avventure, essere tagliati fuori dal campionato di Quidditch diventano bocconi amari da digerire. Per me è stato naturale e divertente inserire il nuovo personaggio, che rispecchia, ovviamente, le mie caratteristiche, in una serie di romanzi che ho molto amato e su cui ancora oggi torno spesso.

Il punto è che immaginare se stessi, con le proprie peculiarità, fisiche e caratteriali, proiettati in mondi fantastici che per qualche ora felice ci strappano dal quotidiano per farci vivere avventure e vicende appassionanti, è uno degli esercizi mentali più divertenti che la lettura ci permette. La realtà aumentata, se così vogliamo dire, è stata inventata la prima volta che un lettore ha provato a catapultare se stesso all’interno di una storia creando nuovi mondi che lo scrittore stesso non aveva pensato. E perché non fare di questo meraviglioso gioco di fantasia un esercizio particolarmente divertente da proporre nelle classi per aiutare i ragazzi a vivere la lettura in modo attivo e vivo, e non come una attività passiva e, per molti, ahimè, noiosa? 

Guardare un film, contemplare un’opera d’arte, leggere una storia sono attività coinvolgenti che aiutano ad allenare l’empatia e a osservare il mondo da punti di vista inimmaginabili, ma cosa ci impedisce di diventarne i protagonisti? Riscrivendo storie, fantasticando su nuove interazioni dei personaggi, creando intrecci alternativi; immaginare se stessi come attori principali, se lo si desidera, o come figure di supporto, perché no! Rimescolare le carte, fare del sotto il sopra e viceversa, riscrivere la trama, cambiare il proprio destino e quello di coloro ai quali stiamo vicino, non potrebbe essere un modo creativo per rileggere sotto una diversa luce la nostra stessa storia?

Credits: Foto di Jovan Vasiljević su Unsplash

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